Quando Adele e Giovanni Fiorelli si sposarono, nell’estate del 1985, non immaginavano che un giorno avrebbero guardato indietro alla loro vita e visto diciannove volti sorridenti, diciannove voci che li chiamavano “mamma” e “papà”. Vivevano in un paesino della campagna marchigiana, circondati da colline morbide e cieli immensi. Lui muratore, lei sarta, condividevano il sogno semplice ma audace di una vita piena, rumorosa, affollata d’amore.
Il primo figlio, Luca, arrivò nel 1986. Seguì Paola nel 1988, poi Serena nel 1989. A un certo punto, i figli cominciarono a nascere a distanza di un anno, a volte anche meno. “Ogni nuova vita è una benedizione,” diceva Adele a chiunque osasse chiederle “Ma non siete stanchi?”. Non era stanchezza, diceva lei, era solo “un’altra forma di felicità, che ti insegna a ridere nel caos.”
Quarant’anni dopo, la casa dei Fiorelli – una vecchia cascina ristrutturata da Giovanni con le sue stesse mani – è diventata un microcosmo umano, una comunità che si sostiene, si litiga, si aiuta, si ama.
Dove sono oggi i 19 figli Fiorelli?
Luca, il primogenito, ha 38 anni ed è medico a Milano. Calmo, riflessivo, con la stessa voce tranquilla del padre, ha tre figli propri e torna ogni estate alla cascina con la famiglia.
Paola, la seconda, ha seguito le orme della madre e ha aperto un atelier di abiti da sposa a Bologna. È creativa e organizzata, ed è diventata una figura quasi materna per i più piccoli.
Serena, la terza, ha scelto una strada inaspettata: è diventata fotografa di guerra. Vive tra missioni e documentari umanitari, ma torna spesso a casa, dove trova rifugio tra le braccia della famiglia.
Poi ci sono Matteo, Giulio, Elena, Chiara, Daniele, Gloria, Fabio, Martina, Riccardo, Alessia, Sofia, Marco, Tommaso, Irene, Nicola, Beatrice, e la più piccola, Anna, oggi ventenne, che studia biologia e sogna di lavorare con la fauna selvatica.
Ogni figlio ha preso una direzione diversa: chi ha scelto la città, chi è rimasto in paese, chi è partito per l’estero, chi ha seguito vocazioni artistiche, chi lavora con le mani, chi con la mente. Ma tutti, in qualche modo, portano dentro il seme della stessa educazione: rispetto, lavoro, empatia.
Durante i Natali, la casa dei Fiorelli diventa un alveare vivente: 19 figli, 27 nipoti, qualche genero e nuora, e ancora Giovanni e Adele al centro, come due querce sotto cui tutti trovano riparo. “Non abbiamo mai avuto molto,” dice spesso Adele, “ma abbiamo avuto tutto.”
La loro è una storia fuori dal tempo: una dimostrazione che l’amore non si misura in comodità o silenzi ordinati, ma nel rumore continuo di 19 vite che sbocciano insieme, che crescono, si intrecciano, e tornano sempre alla radice.
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