Il piccolo Adam aveva cominciato a piangere ogni volta che vedeva una vecchia foto di famiglia. I suoi genitori, Linda e Marco, non riuscivano a capire cosa ci fosse che lo turbava tanto. Erano foto felici, scatti di momenti speciali che pensavano potessero solo far sorridere il loro bambino. Ma Adam reagiva in modo strano, come se quella immagine lo ferisse.
Un giorno, mentre Linda stava mostrando la foto al figlio, le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi azzurri. «Non credi che Adam somigli davvero al nonno?» chiese Linda, cercando di farlo sorridere, ma senza successo. «Adam, amore mio, vuoi guardare le foto con zia Gina?»
Il bambino smise di giocare con la sua macchinina e sollevò lo sguardo, ma non appena gli occhi si posarono sulla foto, scoppiò in un pianto incontenibile. Linda, preoccupata, gli si avvicinò. «Oh, Adam! Perché piangi? Cosa c’è che non va?»
Adam, che un anno prima era stato rapito, non riusciva a esprimere quello che provava. I genitori avevano speso ogni centesimo per cercarlo, ma la polizia non era mai riuscita a dare loro risposte. Le lacrime scivolavano senza sosta sul volto di Adam, mentre Linda cercava di confortarlo.
«Indicami cosa ti dà fastidio in questa foto, tesoro,» disse Linda, cercando di mantenere la calma. Ma Adam non riusciva a parlare, era sopraffatto dalle emozioni. Finalmente, alzò la mano e indicò il quadro appeso dietro i nonni. Era lo stesso quadro che avevano visto tante volte. Ma quel giorno, per Adam, significava qualcosa di più.
Con voce tremante, Adam disse: «Io… io ero lì!»
Linda, incredula, guardò il quadro e poi il suo bambino. «Eri dove il quadro era?» chiese, il cuore che le batteva forte. Adam annuì e le lacrime gli rigavano ancora il viso. Quella foto, quel momento, raccontava un segreto che neanche lui riusciva a capire.